I nostri Plessi
CENNI STORICI
È un centro montano di origine medievale, la cui economia, piuttosto diversificata, è sostenuta dall’agricoltura, dal comparto industriale dei prodotti alimentari e da un discreto movimento turistico. I Santangiolesi tendono a distribuirsi in maniera uniforme sul territorio: il numero delle case sparse, infatti, supera quello delle abitazioni concentrate nel capoluogo comunale, nelle località di Acquara, Barricella, Camoia, Casaglia, Cona, De Respinis, Fossatiello, Montanaldo, Montevergine, Piano Mattino, Pisciarelli, San Gennaro, San Guglielmo, San Vito, Sant'Antuono, Scannacapre e Secatizzo. L’abitato, in sensibile espansione edilizia, occupa la sommità e le pendici di un alto colle. Il territorio, che comprende l’isola amministrativa Secatizzo nel comune di Lioni, presenta un profilo geometrico vario; altrettanto diversificata è la vegetazione che lo ricopre: folte macchie boschive (roverelle, cerri e carpini) alternate a verdi praterie adibite al pascolo prevalgono alle quote più elevate; nelle aree più favorevoli l’intervento dell’uomo ha determinato la presenza di seminativi e oliveti mentre lungo i numerosi corsi d’acqua che solcano il territorio santangiolese si addensano fitte strisce di vegetazione idrofila spontanea. Le sue origini si possono collocare in età medievale, all’incirca intorno al X secolo; tuttavia, oggetti in selce e pietra levigata rinvenuti nelle vicinanze dell’abitato attestano la presenza dell’uomo fin dal paleolitico superiore. Assediata e occupata dai saraceni nel 926 d.C., venne distrutta nel secolo successivo da una nuova incursione araba. A partire dal XII secolo fu feudo di diverse illustri famiglie, come i conti di Balvano, i Gianvilla, i Di Sangro, i Caracciolo e gli Imperiale di Genova; questi ultimi la acquistarono dal nobile Ettore Carafa e ne mantennero il possesso fino all’abolizione della feudalità (1806). Il toponimo, menzionato nel Catalogus Baronum (1150-1168), riflette il culto dell’Arcangelo Michele. Del castello medievale (X secolo), ampliato e trasformato in splendida dimora gentilizia tra il XII e il XVI secolo, sono attualmente visibili una torre a pianta poligonale e un magnifico loggiato del Seicento; scavi recenti hanno inoltre riportato alla luce, sotto il cortile, i resti di un edificio religioso dell’XI secolo. Al castello è annesso un interessante Museo.
Di epoca normanna (XII-XVI sec.), è la cattedrale, più volte distrutta nel corso dei secoli dai terremoti e caratterizzata da un impianto a tre navate e da un’artistica facciata in travertino, con un settecentesco portale in pietra. A pochi chilometri dall’abitato, nella valle del fiume Ofanto, si erge l’imponente abbazia benedettina del Goleto, fondata da San Guglielmo da Vercelli nel 1133. Costituita in origine da un doppio monastero, da una chiesa superiore e una inferiore, da un casale e da un cimitero, è oggi luogo di preghiera e ospita importanti manifestazioni culturali.
CONTESTO SOCIO-ECONOMICO CULTURALE
Le caratteristiche del territorio comunale favoriscono da sempre le attività rurali, che costituiscono ancora oggi una buona fonte di reddito per la comunità: si producono grano, legumi, ortaggi, castagne, olive e foraggio, che, oltre a soddisfare il mercato interno, sostengono una fiorente industria alimentare, colonna portante del settore secondario. Il dinamismo dell’imprenditoria locale si manifesta anche nei comparti metallurgico, meccanico ed edile. Il commercio, stimolato dal discreto afflusso turistico, è in espansione, così come il comparto dei servizi, che al momento include quello bancario e la consulenza informatica. Dispone di istituti d’istruzione secondaria di secondo grado (Liceo classico e Istituto Tecnico Commerciale), di un museo nell’abbazia del Goleto e di un orfanotrofio. Le sue strutture sanitarie annoverano la sede del distretto, un ospedale, un poliambulatorio e un consultorio familiare. Ristoranti e alberghi assicurano una buona capacità ricettiva. Le maggiori attività economiche sono: Aziende: Ferrero- IFS- Tunit- Scame mediterranea. Il numero delle persone occupate in questo settore è pari a circa 445. Il resto della popolazione è dedita all’ agricoltura o impegnata nel terziario. Non tutta la popolazione gode di un’occupazione fissa; la fascia giovanile, in particolare, fa registrare un livello alto di disoccupazione. Vi sono circa 97 attività commerciali e artigianali tra imprese, ditte, negozi e professionisti. Le attrattive paesaggistiche di questi luoghi, ricchi di boschi e torrenti e popolati da numerose specie faunistiche (ricci, scoiattoli, starne, fagiani, quaglie, allodole, picchi muratori, poiane, gufi comuni e gufi reali), attirano numerosi amanti della natura e dell’escursionismo; ulteriori elementi di richiamo sono rappresentati dalla splendida abbazia del Goleto, teatro di manifestazioni musicali di altissimo livello, nonché dalle varie manifestazioni: tra queste va ricordata la suggestiva rappresentazione della Passione di Cristo, inscenata nelle vie dell’abitato ogni Venerdì Santo. La festa del Patrono, San Michele, si celebra il 29 settembre.
CENNI STORICI E CONTESTO SOCIO-ECONOMICO CULTURALE
Le origini di questo comune risalgono al periodo della contesa tra i principati longobardi di Benevento e di Salerno, intorno all'anno 850, quando a difesa del confine del principato di Salerno, venne costruito un fortilizio che per la sua modesta mole, venne chiamato Turrella, donde l'odierno nome del Comune. Il paese è noto per il suo bel centro storico dominato dall’imponente castello Candriano, una struttura medioevale di origine longobarda intorno alla quale si sviluppa l’abitato e che oggi è sede del Municipio nonché del Museo e di altre associazioni socio-culturali. Non sono di minore rilievo la suggestiva Torre Normanna ubicata nel bosco di Girifalco e la Fontana Monumentale, un’opera di ingegneria idraulica, che in passato ha rappresentato una preziosa fonte di vita. Vi si possono visitare inoltre la Chiesa di Santa Maria del Popolo, che custodisce numerose opere d'arte recuperate e restaurate dopo il sisma, tra le quali le tele di Angiolillo Arcuccio e di Francesco De Mura e la Chiesa di S. Antonio, risalente al XIII secolo con rifacimento del XVIII e profondo restauro del dopo-terremoto; conserva opere d'arte sacra: tele settecentesche, una tavola di Sarnelli, alcuni dipinti del XVI secolo e un altorilievo del ' 600 raffigurante "L'Annunciazione". Il territorio comunale è caratterizzato dalla presenza di numerosi corsi d’acqua, su tutti l’Ofanto, il maggiore fiume dell’Alta Irpinia che sorge proprio in questo comune. La presenza di numerose sorgenti d’acqua e di altri corsi fluviale come il Fredane favorisce indubbiamente la vocazione agricola del territorio che costituisce la risorsa principale (cereali, le coltivazioni ortive o foraggiere, vigneti, frutteti, oliveti e castagneti). E' inoltre praticato da alcune aziende agricole l'allevamento ed il commercio degli ovini, dei suini e dei bovini. Il paese ha dato i natali alla poetessa arcade del XVI sec. Giovanna Caracciolo, (nata a Torella dei Lombardi il 1 novembre 1651, autrice di alcuni sonetti, conosciuta con lo pseudonimo di Nosside Ecalia). Originarie del luogo sono le famiglie del noto regista Sergio Leone e del produttore cinematografico Dino De Laurentiis. Vi soggiornò assieme a quest'ultimo, nel settembre del 1943, lo scrittore Mario Soldati che ha lasciato una valida testimonianza di questo periodo ed un bel resoconto della sua esperienza in questa zona dell’Irpinia nel suo Fuga in Italia, dove definisce Torella un paese abbastanza ricco ed urbanisticamente attraente. Purtroppo eventi naturali hanno operato stravolgimenti che hanno modificato la struttura urbanistica originale. Il paese in seguito al sisma del 1980, è stato ricostruito anche in altri siti distanti dal centro storico. Ciò non ha mancato di produrre inevitabili effetti negativi sull’aggregazione dei cittadini di tutte le fasce d’età, essendo venuti a mancare i tradizionali punti di riferimento e ritrovo. Anche i bambini e gli adolescenti hanno risentito di questo fenomeno che ha pregiudicato le possibilità relazionali all’esterno dell’ambiente scolastico e familiare. E’ logico e consequenziale che la scuola in questo contesto rivesta un ruolo ancora più delicato e carico di responsabilità, dovendo sopperire alle carenze strutturali evidenziate. In perfetta sintonia con gli enti locali e con le associazioni culturali presenti sul territorio, il nostro istituto da anni sta cercando di offrire agli studenti ed alla comunità un valido punto di riferimento formativo ed educativo al fine di “creare competenze significative” per uno sviluppo socio-economico del territorio. Oggi la popolazione torellese è composta per la maggior parte da impiegati, operai, imprenditori, professionisti. Da registrare anche una certa presenza di cittadini extracomunitari, trasferitisi e stabilitisi in paese per motivi lavoratiti e provenienti principalmente dal Marocco.
CENNI STORICI E CONTESTO SOCIO-ECONOMICO CULTURALE
La parola “Guardia Lombardi” è stata accolta nell’elenco ufficiale dei Comuni dello Stato Italiano e il nome Guardia, secondo il dizionario toponomastico UTET 1990, anche nelle varianti Guarda, Garda, è un termine che allude, in origine, ad un” posto di guardia”. La parola deriva da una voce germanica WARDA, di analogo significato ed attribuibile forse ai longobardi (cfr notizie di storia civile e religiosa, di Don Antonio Parziale).
Guardia è un paese che basa la propria economia principalmente sull’agricoltura, sull’allevamento di animali e, in minima parte, sull’artigianato. L’agricoltura, anche se praticata in condizioni climatiche sfavorevoli, offre sufficiente produzione di cereali e castagne di buona qualità. Sono presenti sul territorio piccole aziende agricole a conduzione familiare. La quasi totalità dei ragazzi di Guardia, dopo il conseguimento del diploma, è costretta a spostarsi per frequentare gli studi universitari ed oggi, più di prima, emigra alla ricerca di un impiego, allontanandosi definitivamente dal paese d’origine. Il paese soffre l’inadeguatezza delle vie di comunicazione e l’insufficienza dei trasporti pubblici, situazione questa che, però, non impedisce agli abitanti di spostarsi con frequenza, in maniera autonoma, anche verso le grandi città, di vivere e di essere promotori di esperienze sociali e culturali. Il Comune di Guardia offre servizi sociali sicuramente atti a migliorare la qualità delle vita degli abitanti. Sono presenti un Istituto Comprensivo, ristrutturato secondo le recenti norme di sicurezza, un’efficiente ed attrezzata Biblioteca comunale, a cui si rivolge l’intera comunità scolastica e locale, un Museo della civiltà contadina, già mèta di visite private e di scolaresche, una palestra, un campo di calcio e uno di tennis che possono ampiamente soddisfare le esigenze di pratica sportiva dei giovani, sale per convegni e riunioni. Il Comune è, inoltre, dotato di qualche Associazione Culturale di un Circolo per gli anziani e di un Forum giovanile. La maggior parte degli alunni proviene dalle frazioni, abbastanza distanti dal centro urbano, per cui, in alcuni casi, devono percorrere diversi chilometri per raggiungere la sede scolastica. L'Istituto Comprensivo, nella sua azione formativa, è aperto alla collaborazione con tutte le agenzie formative presenti sul territorio.
CENNI STORICI E CONTESTO SOCIO-ECONOMICO CULTURALE
Il paese di Morra De Sanctis, in provincia in Avellino, deriva il suo nome dal suo più illustre cittadino: il critico letterario Francesco de Sanctis, che vi nacque nel 1817. Contrariamente a quanto potrebbe apparire il nome del paese "MORRA" non deriva dall'omonima famiglia feudataria del luogo (principi Biondi-Morra), bensì dal toponimo, che indica "altura", "monticello", "cumulo di pietre". La radice mor/murm che significa appunto "cumulo di pietre" trova riscontro nel gallese mur, nello spagnolo moron, nel celtico moran e nel latino murus. Quindi "Morra" indica un luogo costruito su di un'altura, su una zona rocciosa. In dialetto morrese la parola murricine peraltro significa "mucchio di pietre" (da C. Grassi, Studi e ricerche storiche su Morra nel Settecento - 1987). Morra è un paese dove gli abitanti hanno sempre svolto un ruolo attivo nel campo agricolo, commerciale e artigianale. Purtroppo a causa del sisma del 1980, ha vissuto in modo drammatico il fenomeno dell’emigrazione, già tanto forte in passato, con l’abbandono di quelle attività che per secoli avevano dato lustro e sostentamento ad intere famiglie. Oggi, grazie soprattutto alla zona industriale, il paese ha fatto registrare un’importante ripresa economica, che permette la possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. Ciò ha permesso ai residenti di investire nel territorio d’origine, evitando l’emigrazione che da sempre rappresenta un fenomeno negativo per lo sviluppo dell’Irpinia. Il castello Biondi è stato sede dell’Università telematica (Guglielmo Marconi). Il Comune è, inoltre, dotato di qualche Associazione Culturale e di un Circolo Culturale (AME- associazione morresi all’estero) e della Pro-Loco. La maggior parte degli alunni proviene dalle frazioni, abbastanza distanti dal centro urbano, per cui, in alcuni casi, devono percorrere diversi chilometri per raggiungere la sede scolastica.
CENNI STORICI E CONTESTO SOCIO-ECONOMICO CULTURALE
L’attuale centro abitato pone le radici della sua storia nel periodo medioevale. Le origini di Rocca San Felice vanno ricercate infatti nell’anno 849, quando fu costruita la roccaforte sulla sommità dello spuntone roccioso che domina il paese e la valle del Fredane.
Rocca San Felice ha un’economia fondata sull’attività agricola, forestale, sull’industria manifatturiera e sul piccolo commercio.
Più che discreto è il patrimonio bovino, ottimo quello ovino, dal quale si ricavano pregiati prodotti lattiero-caseari realizzati nella nota contrada Carmasciano. Pur essendo un piccolo paese con poco più di mille abitanti, ha sul suo territorio attrazioni archeologiche, storiche ed ambientali forse uniche in tutta l’Alta Irpinia. Nel penultimo fine settimana di agosto, Rocca chiude le sue porte al presente e si tuffa nel passato. Il suo borgo medioevale riprende vita con guitti e giocolieri, dame e cavalieri, osti e mercanti, maghi e fattucchieri. Ogni casa si addobba con drappi e stendardi e, tra gli stretti vicoli del borgo, si possono incontrare tutti i personaggi che riproducono i mestieri di una volta. Il tutto è avvolto da una magia ed ogni spettatore potrà dire di essere andato a spasso nel tempo.
LA MEFITE La Mefite è un laghetto costituito da una pozza profonda non oltre due metri per 40 di perimetro, nella quale l’acqua ribolle per lo sprigionarsi di anidride carbonica e acido solfidrico. La sua presenza ha richiamato nei secoli studiosi di ogni genere sia per analizzare il fenomeno da un punto di vista scientifico sia per l’interessante studio archeologico che é stato condotto in questa Valle. Qui si trovava, infatti, il tempio dedicato a Giunone Mefitide, dea venerata in passato da gran parte della gente dell’Italia meridionale, che chiedeva protezione e ricchezza. A causa di ciò il territorio circostante è privo di vegetazione e popolazione animale. Gli scavi archeologici, condotti negli anni Cinquanta e Sessanta da eminenti studiosi, portarono alla luce la stipe votiva dove furono rinvenute statuette, monete, gioielli e le famose statue lignee, uniche nel loro genere ed importantissime per il processo di conservazione nell’arco di millenni. Gran parte di questi reperti archeologici si possono oggi visitare al museo provinciale di Avellino. La Valle d’Ansanto era ben conosciuta nell’epoca romana tanto che Virgilio collocava proprio nella Mefite la porta dell’Ade: “Est locus Italiae medio sub montibu s altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Ampsancti valles.... Vi è un luogo nel centro dell‘Italia, sotto alti monti, famoso in ogni luogo, la Valle d’Ansanto...” (VII libro dell’Eneide). La valle d’Ansanto offre numerose occasioni sia per approfondimenti di studi scientifici, il fenomeno dei gas provenienti dal sottosuolo, sia per lo studio della storia locale legato al periodo dell’antica Roma.